- Scoperti oltre 134 mila file cancellati dai dispositivi di Totaro, tra cui 42 mila foto e 2 mila video compromettenti.
- Accuse di induzione alla prostituzione minorile con tariffe tra 10 e 80 euro per atto sessuale esplicito.
- Il caso di Giulia Di Sabatino potrebbe essere riaperto grazie alle nuove prove emerse nel processo, sollevando interrogativi sulla sua tragica morte.
L’accusa nei confronti di Totaro si è consolidata grazie all’investigazione della Polizia Postale sui dispositivi elettronici confiscati durante un’ispezione presso la sua dimora. In aula hanno testimoniato esperti dell’informatica forense, attestando la presenza di documenti compromettenti e l’impiego ingannevole di una telecamera nascosta. Le chat scambiate da Totaro con Giulia su WhatsApp e Facebook si sono rivelate decisive per decifrare l’evolversi degli eventi. Dalle indagini è emerso il coinvolgimento di Giulia in un traffico illecito legato alla prostituzione minorile; Totaro le avrebbe offerto denaro come corrispettivo per immagini e video osceni. Incapace di sopportare lo stress emotivo del processo, Meri Koci, madre della giovane, non è stata presente; al contrario suo padre Luciano Di Sabatino vi ha assistito silente durante tutte le fasi del dibattimento.
Riflessioni e Implicazioni Future
La vicenda che ha coinvolto Giulia Di Sabatino solleva questioni rilevanti sulla tutela dei minori e sull’impiego dei social network. Tale evento mette in evidenza i pericoli derivanti dalla divulgazione online di contenuti personali, nonché l’esposizione al rischio da parte dei giovani quando affrontano individui senza scrupoli. È cruciale quindi che le istituzioni continuino a osservare attentamente e regolamentare l’uso delle piattaforme digitali onde evitare abusi simili in futuro. I familiari di Giulia sperano fermamente che il processo giudiziario stimoli una maggiore consapevolezza sociale, apportando così cambiamenti legislativi significativi a favore della difesa minorile.
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