- Almeno 65 server compromessi in diverse nazioni, da giugno 2025.
- Infezioni iniziate da dicembre 2024, forse già da agosto.
- Backdoor Rungan e trojan Gamshen usati per la manipolazione.
- Colpiti settori come istruzione, sanità, assicurazioni e retail.
- Tecniche di persistenza: account con privilegi di amministratore.
Un’insidiosa campagna di manipolazione dei motori di ricerca, denominata GhostRedirector, è stata scoperta da ricercatori di ESET. Questa operazione, presumibilmente legata a gruppi di cybercriminali cinesi, sfrutta server Windows compromessi per alterare i risultati di ricerca a livello globale.
L’architettura dell’attacco
L’attacco si basa su due componenti principali: Rungan, una backdoor passiva scritta in C++, e Gamshen, un trojan specifico per Internet Information Services (IIS). Rungan consente l’accesso remoto silenzioso ai server compromessi, mentre Gamshen manipola le risposte del server web, presentando a Googlebot versioni modificate delle pagine web.
Stando alle informazioni raccolte a giugno 2025, si stima che almeno 65 macchine server, distribuite in varie nazioni, siano state violate. Le prime infezioni risalgono a dicembre 2024, ma indizi suggeriscono che l’attività potrebbe essere iniziata già nell’agosto dello stesso anno, indicando una campagna ben pianificata e di lunga durata.
Il meccanismo di Gamshen è particolarmente subdolo: il trojan modifica selettivamente le risposte del server solo per Googlebot. In questo modo, i proprietari dei siti web compromessi rimangono all’oscuro della manipolazione in corso. Le modifiche apportate alle pagine web sono utilizzate per creare backlink artificiali verso siti di gioco d’azzardo, migliorandone il posizionamento nei risultati di ricerca.

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La portata geografica e settoriale
La campagna GhostRedirector ha colpito un’ampia gamma di settori e paesi. Un’alta concentrazione di dispositivi infetti è stata rilevata in Brasile, Perù, Thailandia, Vietnam e negli Stati Uniti. I colpiti includono una varietà di realtà, come istituzioni educative, strutture sanitarie, compagnie di assicurazione, imprese di trasporto, società tecnologiche e attività commerciali al dettaglio.
Questa distribuzione geografica e settoriale suggerisce che la selezione delle vittime non è basata su un profilo specifico, ma piuttosto sulla presenza di vulnerabilità tecniche sfruttabili e sulla facilità di accesso ai server.
Un’analisi dettagliata degli attacchi rivela che la via d’accesso primaria è frequentemente collegata a lacune di sicurezza dovute a SQL injection. Una volta che l’applicazione web è stata compromessa, gli aggressori procedono a estendere il loro controllo e a installare una varietà di strumenti sul sistema.
Le tecniche di persistenza e controllo
Per garantire un controllo stabile e duraturo sui server compromessi, gli aggressori utilizzano diverse tecniche di persistenza. Tra queste, la creazione o la modifica di account locali con privilegi di amministratore.
Inoltre, vengono impiegati moduli ausiliari come Comdai e Zunput per la ricognizione e il controllo dei server. Comdai gestisce l’interazione di rete, la creazione di account amministrativi, l’esecuzione di file e la modifica delle chiavi di registro. Zunput, invece, si occupa dell’inventario dei siti web e dell’installazione di web shell per ulteriori operazioni.
Alcuni dei campioni utilizzati nella campagna GhostRedirector presentano firme digitali valide, ottenute tramite certificati rilasciati dalla società Shenzhen Diyuan Technology. La presenza di una firma valida aumenta l’affidabilità dei file eseguibili e ne facilita l’esecuzione, eludendo i meccanismi di protezione.
Implicazioni per la SEO e la sicurezza informatica
La campagna GhostRedirector evidenzia la crescente intersezione tra pratiche SEO criminali e hacking tradizionale. Gli aggressori sfruttano vulnerabilità, escalano i privilegi e utilizzano moduli di controllo per manipolare i motori di ricerca e migliorare il posizionamento di siti web di gioco d’azzardo.
Questa operazione dimostra come sia possibile creare rapidamente una rete di backlink artificiali da domini attendibili, aumentando la visibilità dei siti promossi senza lasciare tracce evidenti per i proprietari dei siti compromessi.
Conclusioni: Un campanello d’allarme per la sicurezza web
La scoperta di GhostRedirector rappresenta un serio avvertimento per la comunità della sicurezza informatica e per i proprietari di siti web. La capacità di questi criminali informatici di combinare tecniche di hacking avanzate con strategie di manipolazione SEO solleva interrogativi sulla resilienza delle infrastrutture web e sull’efficacia delle misure di sicurezza attuali. *È fondamentale che le aziende e gli amministratori di sistema rafforzino le proprie difese, monitorino attentamente i propri server e implementino patch di sicurezza per prevenire future compromissioni.
Amici della SEO, riflettiamo un attimo. Abbiamo visto come una falla di sicurezza possa trasformarsi in un’arma per manipolare il posizionamento sui motori di ricerca. Una nozione base di SEO ci insegna l’importanza dei backlink di qualità. Ma cosa succede quando questi backlink sono frutto di un’attività criminale? La risposta è semplice: il tuo sito, anche se innocente, rischia di essere penalizzato.
E qui entra in gioco la SEO avanzata. Non basta più concentrarsi sui classici fattori di ranking. Bisogna monitorare costantemente il profilo backlink del proprio sito, individuando e disconoscendo eventuali link sospetti. È un lavoro certosino, ma necessario per proteggere la reputazione online e la visibilità del tuo business.
Ma c’è di più. Questa vicenda ci invita a una riflessione più profonda. In un mondo sempre più interconnesso, la sicurezza informatica non è solo un problema tecnico, ma una questione etica. Ogni volta che trascuriamo la sicurezza del nostro sito, mettiamo a rischio non solo noi stessi, ma anche l’intera comunità online. La SEO, quindi, non è solo una questione di algoritmi e parole chiave, ma anche di responsabilità e consapevolezza.*