Diritto all’oblio: Come cancellare il tuo passato da Google?

Scopri come il diritto all'oblio può aiutarti a proteggere la tua reputazione online, quali sono i criteri di applicazione e come richiedere la deindicizzazione dei tuoi dati personali.
  • Il GDPR e l'articolo 17 tutelano il diritto all'oblio digitale.
  • Sentenza Google Spain 2014: Google responsabile dei dati indicizzati.
  • Modulo RTBF di Google per richiedere la deindicizzazione.
  • 'Results About You' per cancellare dati sensibili come il numero.
  • Tempi di risposta di Google: da qualche settimana a 3 mesi.

Oggi, 09/10/2025, alle ore 16:24, si registra una crescente sensibilità nei confronti del diritto alla cancellazione digitale e delle sue conseguenze nel contesto del SEO. La capacità di controllare la propria immagine online sta diventando fondamentale per privati e aziende, in un’era in cui la reputazione digitale può incidere in modo significativo sul successo sia personale che professionale.

Il Diritto all’Oblio: Un’Analisi Approfondita

Il diritto all’oblio, stabilito dall’articolo 17 del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), offre ai soggetti la facoltà di richiedere la rimozione di dati personali dai motori di ricerca quando questi dati non sono più rilevanti, sono inaccurati o danneggiano la loro immagine. Questo diritto si fonda su un equilibrio delicato tra la salvaguardia della riservatezza individuale e la libertà di espressione e informazione.
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, con la sentenza Google Spain del 2014, ha stabilito che i motori di ricerca come Google sono responsabili del trattamento dei dati personali indicizzati e devono valutare le richieste di deindicizzazione presentate dai cittadini europei. La Cassazione italiana ha specificato che il diritto all’oblio è un’estensione della tutela della riservatezza e deve trovare un punto di equilibrio con il diritto di informare e di cronaca.

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È importante sottolineare che “far sparire un contenuto da Google” non significa cancellare la pagina dal web, ma impedirne la reperibilità tramite i risultati del motore di ricerca quando un utente digita nome e cognome. Il portale che ospita l’articolo rimane online, ma la sua rintracciabilità è notevolmente compromessa.

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  • Finalmente un articolo che fa chiarezza sul diritto all'oblio... 👍...
  • Il diritto all'oblio? Un'utopia, Google detiene troppo potere... 😠...
  • E se invece di cancellare, imparassimo a contestualizzare? 🤔......

Quando si ha Diritto alla Rimozione?

Non tutti i dati non desiderati possono essere rimossi dai motori di ricerca. Il diritto all’oblio digitale scaturisce da un bilanciamento delicato tra due principi cardine, a livello costituzionale e sovranazionale: la riservatezza della persona e la libertà di manifestazione del pensiero informativo. L’elemento chiave è la rilevanza pubblica odierna. Se la notizia è datata, ha perso la sua importanza oppure è stata smentita da eventi successivi, l’interessato può domandare che quel risultato sia escluso dalle ricerche associate al proprio nome e cognome.

Questo principio vale anche per le vicende giudiziarie. Nel caso in cui un procedimento si sia concluso con un’assoluzione o un’archiviazione e gli articoli non siano stati aggiornati, il motore di ricerca può, dietro richiesta dell’interessato, rimuoverli dall’indicizzazione. Diversamente, se l’informazione si riferisce a fatti ancora aperti o ha ripercussioni sulla sicurezza o sulla gestione di incarichi pubblici, può rimanere accessibile.

Bilancia: Una bilancia stilizzata, simbolo di equilibrio, con un piatto che rappresenta la “Privacy” e l’altro la “Libertà di Informazione”. La bilancia è leggermente inclinata verso la “Privacy”, ma in modo non eccessivo, per indicare la necessità di un bilanciamento.
Lente di ingrandimento: Una lente di ingrandimento che esamina una pagina web stilizzata. La pagina web contiene un testo generico e un’icona di una persona, rappresentando le informazioni personali.
Icona di un lucchetto: Un lucchetto aperto, simbolo di protezione dei dati, posto sopra la lente di ingrandimento. Il lucchetto è aperto per indicare che le informazioni sono state accessibili, ma ora si cerca di proteggerle.

Come richiedere la deindicizzazione a Google

Google mette a disposizione una piattaforma ufficiale per la richiesta di eliminazione di risultati di ricerca che ledono la privacy o non sono più pertinenti: il modulo RTBF (Right To Be Forgotten). Si trova online, all’interno della sezione dedicata alla rimozione di contenuti dai risultati di ricerca. Chi desidera esercitare il diritto all’oblio compila il modulo fornendo i propri dati anagrafici e un contatto per eventuali comunicazioni, specifica con esattezza gli URL da deindicizzare e motiva perché tali pagine violano la riservatezza.

Le motivazioni possono includere la presenza di dati non più validi, errati o che non rivestono più interesse per la collettività. Alla domanda devono essere allegati un documento di identità e, se disponibili, prove che attestino l’inesattezza o la perdita di attualità della notizia, come decreti di archiviazione o sentenze di proscioglimento.
Da quest’anno, in Italia, è attivo “Results About You”, che consente di controllare e cancellare direttamente dal proprio account Google dati personali sensibili come il numero di telefono, l’indirizzo fisico e l’indirizzo di posta elettronica. Tale strumento non si sostituisce al modulo RTBF: è utile per la gestione rapida dei dati personali, mentre la procedura tradizionale rimane necessaria per articoli e notizie.

I tempi di risposta non sono prefissati: di norma, l’azienda comunica l’esito entro qualche settimana, ma in casi complessi può impiegare anche due o tre mesi, soprattutto quando deve valutare se un forte interesse pubblico alla divulgazione della notizia prevalga. La decisione viene inviata via e-mail: se la richiesta è accolta, i link spariscono dai risultati associati al nome indicato; se è respinta, Google fornisce una sintetica motivazione del rifiuto.

Strategie avanzate per la gestione della reputazione online

Chi ritiene violato il proprio diritto all’oblio digitale può rivolgersi all’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali e, in ultima istanza, al Tribunale civile. Parallelamente, è spesso consigliabile agire sul sito che ospita l’articolo, richiedendo una rettifica o la rimozione. Il mezzo primario è la presentazione di un reclamo all’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, ai sensi dell’articolo specificato nel GDPR. Si tratta di un procedimento di tipo amministrativo che offre al soggetto interessato la possibilità di sollecitare l’Autorità a ordinare a Google la soppressione del collegamento ipertestuale.

Nel caso in cui il ricorso non venga accettato, oppure la parte interessata preferisca ricorrere alle vie legali, è possibile presentare istanza ai sensi dell’articolo 152 della normativa in materia di privacy di fronte al giudice ordinario. Parallelamente o in alternativa, soprattutto qualora l’articolo contenga imprecisioni o informazioni obsolete, si può intervenire direttamente nei confronti del gestore del sito web che ha divulgato la notizia.

Diritto all’Oblio: Un’Evoluzione Continua

Il diritto all’oblio è uno strumento potente per proteggere la propria reputazione nell’era digitale, ma la sua applicazione richiede una comprensione approfondita delle leggi e delle procedure coinvolte. La giurisprudenza e le decisioni del Garante Privacy concordano su un aspetto cruciale: il diritto all’oblio deve sempre essere bilanciato con il diritto di cronaca e l’interesse pubblico.
In un mondo in cui la presenza online è sempre più importante, la capacità di gestire la propria reputazione digitale è diventata una competenza essenziale. Il diritto all’oblio offre uno strumento prezioso per proteggere la propria privacy e la propria immagine, ma è importante utilizzarlo in modo consapevole e responsabile.

Amici lettori, il diritto all’oblio è un tema che tocca da vicino la nostra vita digitale. È fondamentale comprendere che la SEO non è solo ottimizzazione per i motori di ricerca, ma anche gestione della reputazione online.

Una nozione base di SEO correlata a questo tema è l’importanza di monitorare costantemente la propria presenza online. Utilizzare strumenti come Google Alerts per essere avvisati quando il proprio nome o il nome della propria azienda vengono menzionati sul web permette di intervenire tempestivamente in caso di informazioni inesatte o lesive.

Una nozione di SEO avanzata è l’utilizzo di tecniche di “online reputation management” (ORM) per influenzare positivamente i risultati di ricerca. Questo può includere la creazione e l’ottimizzazione di contenuti positivi, la partecipazione attiva sui social media e la gestione delle recensioni online.

Il diritto all’oblio ci invita a riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia e sulla responsabilità che abbiamo nel proteggere la nostra identità digitale. È un diritto che ci permette di non essere definiti per sempre da un singolo episodio del passato, ma di avere la possibilità di costruire un futuro senza il peso di un’immagine distorta o obsoleta.*


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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