- Le commissioni per i venditori terzi sono aumentate dal 19% al 45% dal 2014.
- Agcom ha imposto una multa di 1,128 milioni di euro ad Amazon.
- Amazon blocca la vendita di prodotti a prezzi inferiori su altri siti.
Le autorità antitrust, sia in Europa che negli Stati Uniti, stanno intensificando il controllo sulle pratiche commerciali di Amazon, sollevando preoccupazioni significative riguardo al suo presunto comportamento monopolistico. Le indagini si concentrano su diverse aree, dall’influenza del servizio Prime sui prezzi alla gestione della visibilità dei prodotti sulla piattaforma, fino all’integrazione con i servizi cloud.
Indagini su pratiche monopolistiche negli Stati Uniti
La Federal Trade Commission (FTC) degli Stati Uniti ha mosso accuse nei confronti di Amazon, sostenendo che l’azienda promuova l’iscrizione al servizio Prime tramite benefici logistici, il tutto a discapito di costi più elevati per i clienti e di una restrizione della competizione per gli altri venditori. Si evidenzia come la piattaforma possa presentare pubblicità ingannevoli e meccanismi che privilegiano la visibilità di determinati prodotti in base agli investimenti pubblicitari, alterando i risultati di ricerca.
Un punto cruciale riguarda l’aumento dei costi per i venditori terzi che utilizzano Amazon. Le commissioni sono passate dal 19% nel 2014 al 45% attuale, incidendo sui prezzi finali per i consumatori. Inoltre, una clausola contrattuale consente ad Amazon di bloccare la vendita di prodotti a prezzi inferiori su altri siti, inclusi quelli proprietari dei venditori, limitando la concorrenza.
L’opzione “acquista adesso” è un’altra area di contestazione. Gli algoritmi di Amazon monitorano i prezzi dei prodotti su piattaforme concorrenti e, se un prezzo inferiore viene rilevato, il pulsante “acquista” viene rimosso dal sito concorrente, ostacolando la concorrenza.

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Indagini in Europa e sanzioni
Anche in Europa, Amazon è sotto esame da parte dell’Unione Europea, Francia, Germania e Italia. In Italia, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha avviato un’indagine nel 2019, accusando Amazon di abuso di posizione dominante, in particolare riguardo al programma di logistica preferenziale (FBA). Agcom ha imposto una multa di 1,128 milioni di euro, validata dal Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), ma la cui esecuzione è ora sospesa, in attesa del pronunciamento della Corte di Giustizia Europea in merito a un ricorso presentato.
Il ruolo dei servizi cloud
La redditività di Amazon deriva in gran parte dall’integrazione tra l’e-commerce e i servizi cloud, un aspetto spesso trascurato dalle autorità di regolamentazione. L’uso dei servizi cloud può conferire ad Amazon un vantaggio competitivo sia nel settore dell’e-commerce che in quello dei servizi cloud, danneggiando i concorrenti e, di conseguenza, i consumatori.
La velocità con cui il mercato tecnologico si evolve rappresenta una sfida per le autorità antitrust, che spesso intervengono in ritardo rispetto alle segnalazioni iniziali. È fondamentale che le istituzioni si adeguino ai cambiamenti nel settore tecnologico per tutelare la concorrenza, salvaguardare i consumatori e promuovere l’innovazione.
Sfide e prospettive future per la regolamentazione
Le indagini in corso su Amazon evidenziano la necessità di un approccio più proattivo e adattabile da parte delle autorità antitrust. La complessità del mercato digitale richiede una revisione delle leggi e dei processi decisionali per affrontare efficacemente le sfide poste dalle grandi aziende tecnologiche. Il fine ultimo è assicurare che l’intervento antitrust sia sempre all’altezza dell’evoluzione dei mercati digitali, tutelando l’interesse pubblico e favorendo sia l’innovazione che la competizione.
Oltre la superficie: un’analisi più profonda del potere di Amazon
Le indagini su Amazon non sono solo una questione di multe e sanzioni. Rappresentano una riflessione più ampia sul potere che le grandi aziende tecnologiche hanno acquisito e su come questo potere influisce sulla concorrenza, sui consumatori e sull’innovazione. È necessario un dibattito pubblico e un’azione politica per garantire che il mercato digitale rimanga equo e competitivo, a beneficio di tutti.
Amici, parliamoci chiaro: questa vicenda di Amazon ci tocca da vicino, anche se non ce ne rendiamo conto. Dietro le quinte di un click facile e veloce, si nascondono dinamiche complesse che influenzano il nostro modo di consumare e di interagire con il mondo digitale.
Una nozione base di SEO che si applica qui è l’importanza della *trasparenza. Amazon, come qualsiasi altro sito web, dovrebbe essere trasparente riguardo ai criteri che utilizza per classificare i prodotti e mostrare i risultati di ricerca. Un algoritmo opaco può favorire determinati venditori a discapito di altri, alterando la concorrenza.
Un concetto SEO più avanzato è quello della link building etica*. Se Amazon blocca la vendita di prodotti a prezzi inferiori su altri siti, impedisce di fatto la creazione di un ecosistema di link naturali e organici, che sono fondamentali per la visibilità e la credibilità di un sito web.
Riflettiamoci un attimo: vogliamo davvero un mondo in cui poche aziende controllano l’accesso all’informazione e al commercio? O preferiamo un ecosistema digitale più aperto, trasparente e competitivo? La risposta a questa domanda dipende da noi, dalle nostre scelte e dalla nostra capacità di informarci e di far sentire la nostra voce.