- Google multata di 55 milioni di dollari per accordi anticoncorrenziali.
- Accordi con Telstra e Optus dal 2019 al 2021.
- Ridotta la concorrenza nel mercato dei motori di ricerca.
- Google eliminerà le clausole restrittive nei futuri accordi.
- Aumenta la libertà di scelta per i consumatori australiani.
La decisione, annunciata oggi, 18 agosto 2025, fa seguito a un’indagine che ha rivelato accordi esclusivi tra Google e i principali operatori telefonici australiani, Telstra e Optus, che hanno limitato la concorrenza nel mercato dei motori di ricerca.
Accordi anticoncorrenziali e restrizioni alla concorrenza
L’indagine dell’ACCC ha accertato che, tra dicembre 2019 e marzo 2021, Google ha stipulato accordi con Telstra e Optus per pre-installare esclusivamente l’app Google Search sui dispositivi Android venduti dai due operatori. In cambio, Telstra e Optus beneficiavano di una parte dei proventi pubblicitari derivanti dalle ricerche effettuate dagli utenti tramite l’applicazione pre-installata.
Questi accordi, secondo l’ACCC, hanno avuto l’effetto di ridurre significativamente la concorrenza nel mercato dei motori di ricerca, limitando la possibilità per i consumatori di scegliere liberamente il motore di ricerca da utilizzare e ostacolando l’accesso al mercato per altri fornitori di servizi di ricerca. La presidente dell’ACCC, Gina Cass-Gottlieb, ha sottolineato che “tali pratiche sono illegali in Australia perché possono comportare una minore scelta, costi più elevati o servizi di qualità inferiore per i consumatori”.
Google ha ammesso la propria responsabilità e ha riconosciuto che gli accordi con Telstra e Optus hanno probabilmente ridotto la concorrenza. Oltre a saldare l’ammenda, Google si è impegnata a eliminare le clausole restrittive concernenti l’installazione predefinita e la selezione del motore di ricerca nei futuri accordi con i fabbricanti di smartphone e i fornitori di servizi telefonici.

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Impatto sui consumatori e sul mercato australiano
La decisione dell’ACCC rappresenta una vittoria per i consumatori australiani, che ora avranno una maggiore libertà di scelta tra i diversi motori di ricerca disponibili. Allo stesso tempo, la rimozione delle restrizioni offre nuove opportunità per i concorrenti di Google di accedere al mercato australiano e competere in modo più equo.
La sanzione inflitta a Google e le misure correttive concordate segnano un punto di svolta nella regolamentazione delle grandi aziende tecnologiche in Australia. Il governo australiano ha dimostrato di essere determinato a garantire che le aziende digitali operino in modo trasparente e competitivo, nel rispetto dei diritti dei consumatori e delle leggi sulla concorrenza.
Il contesto normativo australiano e le implicazioni globali
L’Australia si distingue a livello globale per la sua politica di regolamentazione delle big tech. Il paese ha introdotto normative innovative, come quelle che obbligano le piattaforme digitali a compensare le organizzazioni giornalistiche per l’utilizzo dei loro contenuti. Queste misure hanno suscitato un ampio dibattito e hanno influenzato il modo in cui le aziende operano nel paese.
La vicenda di Google in Australia solleva importanti questioni sulla concorrenza nel mercato digitale e sul ruolo delle autorità di regolamentazione nel garantire un ambiente equo e trasparente per tutti gli operatori. La decisione dell’ACCC potrebbe avere implicazioni globali, incoraggiando altre autorità di regolamentazione a esaminare attentamente le pratiche delle grandi aziende tecnologiche e a prendere misure per proteggere la concorrenza e i diritti dei consumatori.
Verso un futuro digitale più equo e competitivo
La multa imposta a Google e la successiva eliminazione delle limitazioni aprono la strada a un ecosistema digitale più giusto e dinamico in Australia. Gli utenti australiani avranno l’opportunità di scegliere tra una più ampia varietà di motori di ricerca, mentre le imprese rivali potranno finalmente accedere a un mercato precedentemente dominato da pochi attori principali.
Questo giudizio lancia un chiaro avvertimento: il mercato australiano non consente condotte che pregiudicano la libera competizione e vigilerà costantemente affinché il progresso tecnologico sia sempre vincolato a normative a tutela della concorrenza leale e dei diritti degli utenti.
Per il futuro, si prevede un incremento della sinergia tra le istituzioni di controllo e i protagonisti del settore, con la finalità di promuovere un ambiente digitale sempre più attivo, limpido e orientato all’innovazione.
Riflessioni conclusive: La SEO al tempo dell’Antitrust
La vicenda australiana di Google ci offre uno spunto di riflessione importante sul ruolo della SEO in un contesto di mercato sempre più regolamentato. Da un lato, la SEO rimane uno strumento fondamentale per le aziende che vogliono aumentare la propria visibilità online e raggiungere un pubblico più ampio. Dall’altro, è essenziale che le pratiche SEO siano etiche e rispettose delle regole sulla concorrenza.
Una nozione base di SEO, in questo contesto, è l’importanza di creare contenuti di alta qualità e pertinenti per gli utenti. Un sito web che offre informazioni utili e interessanti ha maggiori probabilità di essere ben posizionato nei risultati di ricerca, senza bisogno di ricorrere a tattiche aggressive o manipolative.
Una nozione avanzata di SEO, invece, riguarda la capacità di analizzare i dati e di adattare la propria strategia in base ai cambiamenti del mercato e alle nuove normative. Un SEO specialist esperto deve essere in grado di monitorare costantemente le performance del proprio sito web, di identificare le opportunità di miglioramento e di anticipare le evoluzioni del panorama digitale.
La vicenda australiana ci ricorda che la SEO non è solo una questione di algoritmi e parole chiave, ma anche di etica e responsabilità sociale. Le aziende che vogliono avere successo nel lungo periodo devono investire in pratiche SEO sostenibili e rispettose dei diritti dei consumatori. Solo così potranno costruire una reputazione solida e duratura nel mercato digitale.